Ghostwriter

Ritorno di Roman Polanski con un film di intrigo politico investigativo.
Ben girato e con uno stile sobrio non è però riuscito a suscitare in me un forte sentimento come molti altri lavori del grande regista anche se non riesco a trovare grandi difetti: attori molto bravi, atmosfere ed ambientazioni molto grigie e impersonali rendono ‘particolare’ l’ambientazione.
Forse non mi è piaciuto perchè al momento della risoluzione dell’intreccio chiunque avrebbe potuto essere il cospiratore.

Invictus

La cosa che più ho apprezzato del pistolero che è più bravo a fare i film che ad interpretarli  è la “filosofia” di questo suo ultimo lavoro.
Si parla di un evento apparentemente non importante come la conquista di un titolo mondiale e lo si usa come motto per portare avanti gli ideali di un popolo che ha bisogno di un leader importante in un momento di grande crisi.
Bisogna saper dimenticare le antiche ingiustizie per poter integrare le etnie che compongono uno stato e per questo si deve partire dalle cose piccole.

I bianchi amano la loro squadra che è in difficoltà: non vendicarti ora che te, Morgan Freeman – Nelson Mandela, sei al potere.
Invece valorizzala: non cambiare i suoi simboli anche se quelli sono i simboli della apartheid che ti hanno tenuto per 27 anni nelle loro prigioni etichettato come terrorista.  
Ed in più fai sentire che sei loro vicino interessandoti del loro capitano e di ogni singolo giocatore anche se tutti meno uno sono bianchi.
Falla divenire campione del mondo e scoprirai che questo evento vissuto da un miliardo di spettatori può essere un messaggio più ampio per l’umanità intera.
Ed ecco che una piccola cosa si rivela un d’un tratto un grandissimo risultato.

Il Divo


Finalmente un film che non risente del clima di omertà così diffuso in italia nei confronti delle persone potenti.
Nel primi 15 secondi del film si ricorda subito che il proprio presidente del Consiglio è iscritto alla P2, nel caso la cosa non fosse conosciuto o comunque non fosse entrata nella testa degli italiani (e non lo è).
Il film è ottimo e ricorda molto “le conseguenze dell’amore” non per i temi trattati ma per lo stile quasi visionario che viene utilizzato per narrare la vita di uno dei potenti di Italia: Andreotti.
Uno strepitoso Toni Servillo.