Inferno di cristallo

Questo “classico” mi mancava per cui me lo sono visto e, moderatamente, mi è anche piaciuto.
Tutta la vicenda si regge unicamente sulla carismatica presenza di Newman e McQueen i due eroi appartenenti a due mondi differenti mentre i molti altri interpreti sono secondari e servono solo per colorire la storia mostrando persone meschine o eroiche senza via di mezzo.

L’eccessiva durata della pellicola non è giustificata da una storia ricca di contenuti e diviene un elemento a suo svantaggio.

mare dentro

E’ uno dei film più intensi e belli di questi ultimi anni che qualche tempo fa  mi fece scoprire nella sua migliore interpretazione di sempre Javier Bardem.

E’ una visione non facile perchè l’argomento è molto delicato e toccante riguardando l’eutanasia ma è trattato con tanta maestria da rimanere una pietra miliare della cinematografia d’autore.
Una visione commovente ed intensa che rimarrà a lungo impressa nello spettatore.

Codice genesi

Film con attori bravi ma dall’esito scarso a causa di una storia a dir poco ridicola.
La storia è  una sorta di spot alla religione cristiana in ambito post nucleare il che si sposa male con l’ “ambientazione”: cannibali poverosi apocalittici contro predicatori abilissimi nel maneggioare pericolosi maceti.
Sembra quasi la trama di un trash movie ma non è così.
Anzi lo è.

127 ore

Da un regista della fibra di Danny Boyle mi aspetto molto e questo film anche se dignitoso mi ha deluso perché non è a livello di altri suoi lavori.
In questo periodo vanno “di moda” i film mono location/actor (tipo Buried per intendersi) però hanno il grande difetto che ci vuole un registra strepitoso o si rischia di annoiare a morte lo spettatore che si ritrova con un unico attore nello stesso posto per circa 90 minuti.
Il che è piuttosto noioso.
Questo Boyle avrebbe potuto fare di meglio ma purtroppo è riuscito ad annoiarmi.

Non ti muovere

Malgrado sia ben girato questo film di Castellitto pecca  in alcuni punti. Ad esempio tra le due parti narrative “presente” e  “passata” la seconda è riuscita peggio perché indugia inutilmente durante il racconto. Ok che hai a disposizione Penelope Cruz ma il dilungarsi su di lei sicuramente non solo non migliora la trama ma addirittura allunga i tempi del film.
Un’altra pecca è poi la storia: come al solito nei film italiani se non si parla di amori, vita coniugale, corna ed affini non si riesce a far uscire una pellicola. Sembra quasi che si abbia sempre paura di lanciarsi in qualcosa di più impegnato.

Non lasciarmi

Questo è uno di quei film tristi per il gusto di far soffrire lo spettatore. E’ una specie di futuro più o meno realistico (sicuramente meno etico di quello che ci immaginiamo adesso) in cui si intrecciano le vicende di persone “particolari” che non potranno avere un decorso della propria vita come tutti gli altri.
Ciò dovrebbe instaurare un legame molto forte tra di loro ma mentre con alcuni è’ così con altri no: alla fine ciò che mi è sembrato si volesse trasmettere è che la vita è meravigliosa ma quando te ne rendi conto ormai non puoi più goderla appieno.
Vabbè grazie tante.

Source Code

Eccellente, eccellente davvero questo film che parte un poco alla Matrix e che poi si differenzia sollevando inquietanti dubbi su quale sia la realtà ultima.
Insomma “Source Code” è un lavoro che si può apprezzare con più chiavi di lettura.
C’è quella spettacolare in cui bisogna raccogliere indizi su ciò che provoca la sciagura ma c’è anche la chiave di lettura profonda ovvero se una realtà “sognata” sia solamente un’illusione e debba essere trattata come tale oppure cercare di viverla a fondo.
Vivere l’inganno talvolta può essere l’unica scappatoia quando la realtà vera è inaccettabile e  non è più una scappatoia quando realizza i tuoi sogni visto che li stai provando come veri in quel momento.
Insomma mi sto incartando nel cercare di dare un giudizio di questa pellicola e il cervello mi fuma ma non riesco a non rimanere affascinato da una trama originale che solleva un sacco di interrogativi filosofici.

Riso Amaro

Grande classico del dopoguerra con una splendida Silvana mangano ed un Gassman in veste di “cattivo”.
E’ un interessante spaccato di storia italiana si mostra come era realmente l’italia fino a sei decenni fa: povera ed arretrata.


La storia è ben fatta e a distanza di così tanti anni riesce subito a prenderci per mano ed a condurci delle gelide risaie con le piccolezze dell’essere umano che sfociano in tragedie popolari.

Dark Swan

Molto è Il malessere che riesce a trasmettere ed insinuare allo spettatore questo film a metà tra un dramma ed un horror psicologico.
Gli attori sono straordinari ed anche l’uso cinematico della cinepresa,mai ferma, che rende l’impressione del vorticoso mondo della danza.
Il neo è che si è voluto spettacolarizzare troppo sul finale ed il risultato che il tutto perde un poco delle sua credibilità mantenendo comunque un buon livello.
Peccato perchè avrebbe potuto essere un grande film.

La regina dei castelli di carta

Ultimo film (purtroppo) tratto dall’ultimo romanzo di Stieg Larsson, prima che venisse stroncato da un infarto.
Migliore del secondo della trilogia in questo si concludono le vicende iniziate nel precedente chiudendo quindi le vicende legate a Linsbeth Salander.
E’ piacevole, come negli altri film, lo stile differente dall’americanismo diffuso: non ci sono inseguimenti di macchina o per lo meno ce ne sono pochi ed inoltre non c’è quel machismo che pervade il cinema odierno statunitense.