Non solo gufi (ma anche zombies)

Il silenzio sulla nave è permanente. Poco a poco i prigionieri iniziano a sospettare che siano stati tutti abbandonati per qualche oscura ragione. Ma anche se questo sembra essere il preludio alla libertà nessuno è tranquillo.

Dopo che qualche altra ora è trascorsa nell’assoluto silenzio decidono di provare ad uscire: Alf, che aveva sempre conservato nascosto il suo coltello, riesce a forzare le catene e dopo poco tutti e 30 i prigionieri sono liberi.

Incerti salgono sul ponte ove tutti i loro carcerieri giacciono riversi a terra. Sono tutti morti. Ma quando Giorgio si avvicina per accertarsi delle loro condizioni iniziano a rialzarsi, incerti, malmessi. Dopo qualche occhiata i personaggi si accorgono che i loro carcerieri non sono più vivi malgrado camminino, qualcosa deve essere accaduto mentre erano incarcerati.

Non hanno però molto tempo per pensare possono solo difendersi dall’attacco dei morti viventi e, dopo essere riusciti miracolosamente a smembrare gli zombie gettano i loro corpi in mare.

Hinata scorge un gufo appollaiato poco sopra le loro teste, sull’albero di poppa ed è un attimo: Giorgio si tramuta in falco piombando sul pennuto e rompendo con una beccata il suo delicato collo.

In un attimo la strega, che aveva preso le sembianze del gufo, è morta e la maledizione e rotta.

Possono tirare un respiro di sollievo ma non è ancora finita: la strada per uscire dal mare della strega è ancora lunga e la nave non ha marinai solo galeotti.

Ed è questione di minuti affinché la discussione su cui chi debba divenire “capitano” si tramuti in uno scontro sanguinoso: uno dei compagni di prigionia mentre metteva in dubbio il “diritto” di Leonida di esserlo viene pugnalato da Alf ed ogni discussione immediatamente cessa.

Dopo pochi giorni i personaggi approdano ad Sa’azraq nella terra di al-Wazif.

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